L' agonismo non è sport, è un mestiere e, come tutti i mestieri, presenta il conto in termini di malattie professionali, viziosità e punti deboli.
Un agonista, per definizione, è uno che gareggia per vincere. Nulla di più facile che, sia in fase di preparazione che di gara, questi giunga a compromessi con la propria salute.
Ecco alcuni esempi di approcci sbagliati:
- Spingere la preparazione sugli aspetti maggiormente correlati alla prestazione di gara, tralasciando gli altri (ad esempio curare troppo lo sviluppo muscolare senza badare alla resistenza dei tendini o alle condizioni del cuore);
- Allenarsi nonostante infortuni o dolori, sebbene il buon senso suggerirebbe di lasciar riprendere tono e fisiologia alla parte ferita;
- Tamponare i problemi anziché curarli (basta un' iniezione di antidolorifico e si torna in campo);
- Assumere sostanze che favoriscono la prestazione assoluta ma possono danneggiare nel tempo;
- Sbilanciare l' alimentazione per favorire il conseguimento di particolari risultati (come l' aggiungere troppe proteine e togliere carboidrati);
- Forzare tessuti, strutture e metabolismi oltre il limite fisiologico (ad esempio quando si fanno molti lavori lattacidi);
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Quanti di noi, seppur amatori, commettono regolarmente almeno uno di questi errori? Chi non li commette è semplicemente perché le proprie esigenze in buona misura coincidono, per puro caso, con quanto viene svolto. Se il vostro obbiettivo è l' attività fisica, il benessere ed il divertimento, meglio non gareggiare, oppure essere un agonista illuminato, specie rara ed in via di estinzione.